Il digital divide nel mondo

Digital divide significa “divario digitale” e indica una situazione di divario nella popolazione, causato dall’innovazione tecnologica.

A metà degli anni ‘90 cominciò a diffondersi la tesi secondo la quale il mancato utilizzo di Internet potesse dare luogo a una nuova forma di disuguaglianza sociale, ovvero il gap fra gli information haves, coloro che hanno accesso ad internet e ne fanno un uso consapevole, e gli havenots coloro che non ce l’hanno.

Possiamo distinguere tre tipi di divario digitale: globale, sociale e democratico. Il primo si riferisce alle differenze esistenti tra paesi più o meno sviluppati; il secondo riguarda le disuguaglianze esistenti all’interno di un singolo paese; il terzo focalizza le condizioni di partecipazione alla vita politica e sociale in base all’uso più o meno efficace delle nuove tecnologie.

Secondo gli studi Istat, molto spesso le persone escluse sono di un ceto sociale già svantaggiato, che si ritrovano in un circolo vizioso di crescente povertà ed esclusione. Tra le categorie più minacciate dall’esclusione digitale vi sono gli anziani, gli immigrati, le persone con disabilità, le persone detenute e in generale coloro che, essendo in possesso di bassi livelli di scolarizzazione e di istruzione, non dispongono di una dimensione cognitiva con competenze informatiche minime capaci di svolgere le più semplici attività virtuali.

A tal proposito ci son due prospettive: 

La tesi della normalizzazione: progressiva eliminazione del divario informatico che andrà gradualmente a normalizzarsi sino ad esaurirsi totalmente, con un progressivo livellamento delle competenze digitali. 

La tesi della stratificazione: crescente incremento delle disuguaglianze virtuali nate con la Rete, le quali piuttosto che diminuire, sono destinate a protrarsi nel tempo con effetti sempre più discriminatori tra gli inclusi e gli esclusi digitali.

In considerazione di quanto appena affrontato, una parte della più recente giurisprudenza ha riconosciuto l’esistenza di un vero e proprio “danno da digital divide”, provocato dalla violazione del diritto di accesso.

Secondo una definizione formulata nell’ambito del Working Group on Internet Governance (WGIG), istituito dal Segretario Generale delle Nazioni, l’Internet Governance è “lo sviluppo e l’applicazione da parte dei governi, del settore privato e della società civile, nei loro rispettivi ruoli, di principi, norme, regole, procedure decisionali e programmi condivisi che determinano l’evoluzione e l’uso di Internet”.

Alla luce di tale definizione si evince la necessità di garantire un accesso libero e gratuito ad Internet, in considerazione delle sue enormi e straordinarie potenzialità applicative, attraverso l’adozione di apposite politiche pubbliche volte a regolamentare la Rete.

Non a caso, il Consiglio sui diritti umani delle Nazioni Unite, con l’approvazione della risoluzione A/HCR/20/L.13, ha considerato espressamente Internet alla stregua di un diritto fondamentale dell’uomo, ricompreso nell’art. 19 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e del cittadino.

Nel documento si attribuisce alla Rete “una forza nell’accelerazione del progresso verso lo sviluppo nelle sue varie forme” e si chiede a tutti gli Stati “di promuovere e facilitare l’accesso a Internet”.

Sempre L’Onu, nel Rapporto sulla promozione e la protezione del diritto di opinione ed espressione  ha affermato che “gli Stati hanno un obbligo positivo a promuovere o facilitare il godimento del diritto alla libertà di espressione e dei mezzi di espressione necessari per esercitare questo diritto, compreso Internet”, considerando “l’accesso ad Internet un mezzo indispensabile per la realizzazione di una serie di diritti umani, combattendo l’ineguaglianza e accelerando lo sviluppo e il progresso dei popoli”, con la conseguenza che “l’accesso ad Internet è uno degli strumenti più importanti di questo secolo per aumentare la trasparenza, per accedere alle informazioni e per facilitare la partecipazione attiva dei cittadini nella costruzione delle società democratiche”.

Emerge dunque, la necessità di allinearsi con la tecnologia per la costruzione di un futuro migliore. Nel mondo di oggi, realtà sociale e digitale convivono parallelamente offrendo risorse ed opportunità ai soggetti che necessitano di questo bisogno.

Secondo il team di Doinn, Internet è molto più di un semplice strumento di comunicazione e informazione. È un potente catalizzatore del cambiamento sociale, economico e culturale. Attraverso Internet, le persone possono connettersi con il mondo, accedere a risorse educative, sviluppare competenze, trovare opportunità lavorative e condividere le proprie storie. È un’infrastruttura globale che libera le menti, abbatte le barriere geografiche e crea un terreno di gioco equo per tutti.

Siamo consapevoli che il cambiamento richiede sforzi e collaborazione tra il settore privato, quello pubblico e la società civile. Noi come azienda, siamo impegnati a lavorare verso un futuro in cui il digital divide sia solo un ricordo del passato.

 

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